“La ripresa vuole efficienza”

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Roma 27 Novembre 2013 – Comunicato stampa di 

Amici della Terra

Quinta conferenza nazionale per l’efficienza energetica

Senza una revisione seria delle politiche energetico ambientali non si raggiungeranno gli obiettivi 20-20-20 

Le produzioni difficili possono diventare ambientalmente sostenibili a partire da nuovi investimenti in efficienza energetica

La prima giornata di lavori della Quinta Conferenza Nazionale per l’efficienza energetica organizzata da Gli Amici delle Terra si è focalizzata sulla riduzione dei consumi energetici che sta interessando il nostro Paese e le nostre imprese: crisi o efficienza? 

I consumi di energia calano oltre gli obiettivi indicati dalla direttiva europea sull’efficienza energetica e gli impegni sulle fonti rinnovabili sono raggiunti con circa due anni di anticipo. Va tutto bene, allora?

Non proprio: la decrescita non è “felice” e il persistere della crisi economica in Europa non permette più un approccio superficiale ed ideologico alle politiche energetico-ambientali. Ciò è ancora più vero in Italia dove si scontano anche gli errori compiuti nell’incentivazione delle rinnovabili elettriche; errori che oggi gravano sulla promozione dell’efficienza energetica e sulla ripresa economica. Le politiche energetico-ambientali possono essere realmente un’opportunità per uscire dalla crisi solo se si sarà in grado di misurarne l’efficacia attraverso accurate analisi di costi e benefici.

Sottolinea Rosa Filippini, Presidente Amici della Terra: “Fuori dalla retorica della cosiddetta green economy, sono necessarie misure che consentano non solo alle piccole e medie imprese ma anche alla nostre grandi industri energivore di recuperare competitività attraverso investimenti nella qualità ambientale e nell’efficienza energetica, sia dei processi produttivi che dei prodotti. La vera sfida di una politica ambientale avanzata non è chiudere o delocalizzare le produzioni difficili ma renderle ambientalmente sostenibili”.

Dal Dossier sull’Efficienza Energetica realizzato da gli Amici delle Terra  e presentato in conferenza è emersa la preoccupazione che, senza una revisione chiara delle politiche energetico ambientali, non si raggiungeranno gli obiettivi 2020.

In Italia, gli indicatori scelti dall’UE per valutare il conseguimento al 2012 dei tre obiettivi 2020 (riduzione dei gas serra, riduzione dei consumi primari e penetrazione delle energie a rinnovabili), mostrano risultati da interpretare con attenzione per evitare facili compiacimenti. I consumi di energia primaria – l’indicatore scelto per l’efficienza energetica - hanno fatto registrare nel 2012 una riduzione del 15% circa rispetto al – 20% indicato come obiettivo per il 2020.

Apparentementespiega Rosa Filippinisembrerebbe un ottimo risultato ma l’andamento non è positivo come appare perchè l’indicatore del semplice calo dei consumi non è adeguato: si rischia di contrabbandare gli effetti negativi della crisi come risultato delle politiche di efficienza energetica. Sarebbe necessario adottare (e negoziare) nuovi obiettivi che prevedano una effettiva crescita dell’efficienza negli usi dell’energia e che orientino in modo chiaro verso investimenti nel patrimonio abitativo e nei processi produttivi capaci di produrre, insieme al raggiungimento degli obiettivi ambientali anche risultati in termini ricchezza e competitività del Paese”.

Per quanto riguarda poi l’obiettivo 20-20-20 sulle rinnovabili, nel 2012, la penetrazione di queste ultime nei consumi elettrici ha raggiunto il 27,5% e, verosimilmente, nel 2013 raggiungerà il 30% superando quanto indicato dal PAN che prevedeva poco meno del 30% per il 2020. Purtroppo però in Italia sono state privilegiate installazioni non competitive e poco efficienti come le torri eoliche e le grandi estensioni di fotovoltaico. Per questo è presumibile che ora, finiti i soldi per nuovi incentivi, si arresti anche il loro tumultuoso sviluppo. Non finisce invece il peso degli incentivi già assegnati sulle bollette degli italiani con l’effetto di aumentare il costo dell’energia elettrica delle famiglie e delle imprese per i prossimi venti anni, proprio nel momento culminante della crisi economica.

Ma è sul raggiungimento dell’obiettivo di ridurre del 20% i gas serra che si nutrono i maggiori dubbi. Infatti, l’obiettivo 2010 di riduzione dei gas serra, - 6,5% rispetto al 1990 - è stato conseguito solo nel 2012, con due anni di ritardo, nonostante il calo di consumi dovuto alla crisi economica.

Per poter conseguire il risultato di un calo del 20% al 2020 – spiega ancora Rosa Filippini -  ci si dovrebbe , paradossalmente, augurare che la crisi si aggravi perché altrimenti la ripresa economica porterebbe con se un aumento più o meno accentuato di consumi di energia e di emissioni di gas climalteranti”.

Alla luce di queste considerazioni gli Amici della Terra hanno individuato sette proposte per porre su basi solide il raggiungimento degli obiettivi 2020 e la formulazione di nuovi e ambiziosi obiettivi per il 2030 di politica energetico-ambientale che risultino in accordo con una fase di ripresa economica basata sul consolidamento del tessuto produttivo, a partire da quello industriale:

  1. Impostare il nuovo Piano nazionale di Azione per l’efficienza energetica con obiettivi 2020 che siano fondati su indicatori effettiva efficienza nei diversi settori di uso dell’energia.
  2. Attivare tempestivamente una fase di consultazione sui contenuti del nuovo piano nazionale di Azione per l’efficienza energetica (che dovrà essere approvato entro aprile 2014) e un processo di concertazione con le parti sociali interessate di obiettivi di politica industriale che consenta un rilancio della competitività dell’industria basato su un nuovo ciclo di investimenti nel miglioramento dell’efficienza energetica e della qualità ambientale dei processi produttivi.
  3. Interrompere subito le aste per l’incentivazione delle rinnovabili elettriche meno efficienti come l’eolico o le biomasse per la sola generazione elettrica; se già oggi il Governo si propone di attivare meccanismi parzialmente retroattivi per attenuare il costo degli incentivi già assegnati, innanzitutto occorre smettere di assegnarne di nuovi.
  4. Concentrare tutte le risorse residue disponibili in iniziative di sostegno alle rinnovabili termiche e all’efficienza energetica attraverso criteri fortemente selettivi.
  5. Privilegiare l’uso delle risorse dei fondi strutturali e dei piani di sviluppo rurale della programmazione 2014-2020 per la promozione delle rinnovabili termiche e dell’efficienza energetica;
  6. Nell’ambito dei fondi strutturali della programmazione 2014-2020, destinati alla politica industriale dare priorità alle misure di sostegno che rispondano ai criteri di “aiuti di Stato per la tutela ambientale” secondo quanto previsto dalla specifica disciplina comunitaria[1]. Il regime degli “aiuti di Stato per la tutela ambientale” consente un’intensità di aiuto più elevata di quella consentita ordinariamente, nei costi per investimenti nei processi produttivi che abbiano requisiti superiori in termini di prestazioni energetico ambientali a quelli obbligatori secondo la normativa ambientale ed energetica ed è utilizzabile anche per le grandi imprese.
  7. Collegare i nuovi regimi tariffari dedicati alle imprese energivore a interventi qualificanti (sistemi di gestione ISO 50001) e investimenti nell’efficienza energetica dei processi produttivi.

[1] Regolamento (CE) n. 800/2008 del 6 agosto 2008