Perchè si discute di Tassonomia Europea

on .

In questi ultimi giorni si sente molto parlare di “tassonomia europea” e delle diverse posizioni assunte dai 27 Stati membri sull’inclusione del gas naturale e del nucleare. Cos’è realmente la tassonomia europea? Quali i diversi schieramenti dei paesi dell’Unione? E, soprattutto, quale è la posizione degli Amici della Terra Italia su questo tema?

Di seguito una breve guida per comprendere al meglio la tassonomia e il suo significato.

 

Cosa si intende per tassonomia europea?

La tassonomia delle attività economiche eco-compatibili è una classificazione delle attività che possono essere considerate sostenibili in base all’allineamento agli obiettivi ambientali dell’Unione Europea e al rispetto di alcune clausole di carattere sociale.

E’ entrato in vigore il 13 luglio 2020 il Regolamento (UE) 2020/852 sulla tassonomia la cui attuazione costituirà una guida per gli investitori, per le imprese e per le Istituzioni pubbliche.

Bozza di atto delegato della tassonomia europea

Lo scorso 31 dicembre la Commissione europea ha fatto circolare fra gli Stati membri una bozza di atto delegato per l’attuazione di quanto previsto dal Regolamento sulla tassonomia con al suo interno il via libera anche a gas naturale e nucleare (a determinate condizioni).
Tenendo conto dei pareri scientifici e degli attuali progressi tecnologici, nonché delle diverse sfide di transizione tra gli Stati membri, la Commissione ritiene che il gas naturale e il nucleare possano svolgere un ruolo come mezzi per facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle energie rinnovabili. Nel quadro della tassonomia, ciò significherebbe classificare queste fonti energetiche a condizioni chiare e rigorose (ad esempio, il gas deve provenire da fonti rinnovabili o avere basse emissioni entro il 2035), in particolare perché contribuiscono alla transizione verso la neutralità climatica”, spiegava una nota della Commissione.
Inizialmente, la scadenza per elaborare il testo dell’atto delegato sulla tassonomia era prevista per il 12 gennaio. “Per dare, però, più tempo a Stati membri ed esperti di analizzare il testo” – ha spiegato il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer – ci sarà tempo fino al 21 gennaio per esprimersi sulla proposta di atto delegato che include gas naturale e nucleare nella tassonomia degli investimenti sostenibili. Spetterà, quindi, alla Commissione esaminare le osservazioni pervenute e valutare possibili emendamenti alla bozza dell’atto. Il Parlamento europeo e il Consiglio avranno quattro mesi per esaminare il documento e, qualora lo ritengano necessario, per opporvisi. In linea con il regolamento sulla tassonomia, entrambe le Istituzioni potranno richiedere ulteriori due mesi di tempo per l’esame.

Paesi schierati per il “Sì” al nucleare

La Francia, che si basa al 70% sul nucleare, è alla testa di un gruppo di dodici nazioni (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Olanda) che sostengono l’introduzione dell’energia nucleare nella tassonomia europea.

Paesi contrari all’introduzione di gas naturale e nucleare nella tassonomia

Germania, Austria, Danimarca, Lussemburgo e Portogallo si oppongono, invece, all’inclusione del nucleare. Non si può, però, non notare il paradosso della Germania che ha programmato di chiudere le centrali nucleari al 2025 e, per farlo, sta aumentando l’uso del carbone, anzi quello della lignite, aprendo addirittura nuove miniere.

La posizione degli Amici della Terra sulla tassonomia europea

Come Amici della Terra, fin dal 1977, abbiamo avuto un ruolo determinante nel movimento antinucleare e, ancora oggi, l’energia nucleare non è la nostra scelta. Non possiamo che constatare, però, che essa costituisce l’esito obbligato (benchè non dichiarato, né ammesso) dell’obiettivo di una decarbonizzazione totale della sola economia europea nei tempi incredibilmente ristretti del 2030 - 2050.

Per quanto ci riguarda, fin dalla convenzione sul clima di Rio De Janeiro abbiamo sempre cercato di combattere l’approccio catastrofista delle politiche climatiche e di proporre misure e politiche capaci di produrre risultati misurabili in termini di minori emissioni globali dannose per il clima, puntando sull’efficienza energetica dei consumi e degli stessi sistemi di produzione e distribuzione dell’energia.

A nostro parere, puntare su una completa e veloce decarbonizzazione della sola Europa non è utile per il clima e rischia di essere letale per la nostra economia, con effetti sociali devastanti e con pesanti risvolti sugli equilibri geopolitici. Soprattutto, questa scelta mette a rischio di danni irreversibili molti valori ambientali diversi dal clima, come la biodiversità, il consumo di suolo, l’occupazione di spazi naturali in terra e in mare, la loro devastazione e inquinamento. Localmente, per l’impatto di pale eoliche e pannelli fotovoltaici sulla fauna e sui paesaggi e, globalmente, per un prelievo di risorse minerarie necessarie alla nuova economia in una misura inusitata e, ancora, nemmeno immaginabile.

Se questo scenario si confermerà e si protrarrà, avrà l’effetto paradossale di fornire argomenti contro le politiche per il clima e di compromettere uno sviluppo equilibrato delle politiche ambientali. 

Per ciò che riguarda il nucleare, riteniamo che la costruzione di impianti convenzionali non possa riguardare l’Italia per molte complesse ragioni. Allo stesso modo però, non riteniamo realistico né logico che i paesi che hanno scelto, in tutto o in parte, la strada del nucleare debbano rinunciarvi proprio ora, quando essa rappresenta l’unica fonte di energia stabile e abbondante senza emissioni di CO2, anche a vantaggio di tutta l’Europa.  Il paradosso è quello della Germania, che ha programmato di chiudere le centrali nucleari al 2025 e, per farlo, sta aumentando l’uso del carbone, anzi quello della lignite, e aprendo addirittura nuove miniere.

Gli Amici della Terra pensano che l’Italia dovrebbe difendere e rivendicare sui tavoli internazionali la propria scelta, operata da oltre trent’anni, di utilizzare il gas nella transizione. È anche a seguito di questa scelta che l’Italia è diventata uno dei paesi più efficienti al mondo con un’impronta carbonica pro-capite che è inferiore del 16% alla media europea, del 32% a quella dei tedeschi, del 38% a quella degli olandesi. Le emissioni pro capite in Italia sono sempre state inferiori alla media europea. Tra i maggiori Paesi europei, l’Italia (dopo il Regno Unito che ha però delocalizzato ampiamente le proprie attività industriali) continua ad avere la più bassa intensità energetica. Il fatto di aver fatto questa scelta, in anticipo di trent’anni rispetto ad altri paesi di Europa e del mondo, non dovrebbe essere penalizzato ma valorizzato, aiutando la ricerca nelle tecnologie dell’efficienza energetica e il loro trasferimento a livello globale.

In questo senso pensiamo che la tassonomia dovrebbe comprendere nucleare e gas, sia come realistici (inevitabili?) percorsi di transizione energetica, sia come misure indispensabili per il sostegno alla ricerca in campi che, sempre più, domineranno il futuro del pianeta e che, dunque, l’Europa deve proporsi di controllare adeguatamente.

Infine, l’Europa dovrebbe proporsi di condurre politiche di sviluppo sostenibile e una transizione energetica che non vadano a impoverire la società con gravissime perdite di lavoro e peggioramento dei problemi ambientali a livello globale, delocalizzando le produzioni di beni fuori dai confini europei. Può farlo con un Carbon Border Adjustment Mechanism che non sia una tassa protezionistica alla dogana, ma costituisca uno standard valido per tutti i beni, ovunque prodotti, immessi nel mercato europeo, un vero e proprio sistema di mercato che valorizzi la sostenibilità nei processi produttivi dei beni e nell’utilizzo delle fonti energetiche. 

Per approfondire, leggi l’articolo su l’AstrolabioPer Favore, Niente Lacrime di Coccodrillo