Amici della Terra in Consiglio regionale Umbria contro il progetto PHOBOS
Martedì 18 aprile 2023 alcuni rappresentanti di associazioni e comitati hanno manifestato a Perugia di fronte alla sede del Consiglio regionale dell’Umbria, per protestare contro i progetti per impianti eolici che, dopo aver devastato la Tuscia viterbese, sono ora presenti in Umbria con il progetto PHOBOS che prevede 7 mega pale eoliche di 200 metri nei comuni di Castel Giorgio e Orvieto, a confine con il Lazio.
La manifestazione ha avuto come esito non scontato la possibilità di incontrare i rappresentanti dei gruppi consiliari alla fine dei lavori assembleari svoltisi durante la mattina.
Monica Tommasi, Presidente degli Amici della Terra, ha sottolineato il pericolo costituito dalla realizzazione del progetto PHOBOS, non solo per il suo impatto su territori di rara bellezza, ma anche e soprattutto per la conseguente possibile proliferazione di impianti analoghi nel resto dell’Umbria, con enorme danno d’immagine al CUORE VERDE D’ITALIA.
Gli altri rappresentanti, tra cui Massimo Luciani dell’Ecomuseo del Paesaggio Orvietano e Giordano Conticelli in qualità di storico dell’arte, hanno parlato del danno al patrimonio dal punto di vista dei beni archeologici, culturali e paesaggistici.
Un ulteriore argomento ha riguardato il mancato rispetto delle norme che prevedono di non interessare le aree vincolate dal Codice dei beni culturali e delle fasce di rispetto stabilite in 3 km per gli impianti eolici, su cui è nato un contrasto tra pareri del Ministero dell’Ambiente e della Cultura, che hanno provocato l’invio della pratica “PHOBOS” alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per dirimere il caso.
I rappresentanti scesi in campo per la difesa non solo dell’Alfina, altipiano interessato dal PHOBOS, ma dell’intera Umbria, hanno poi apprezzato l’intervento dell’Assessore regionale all’Ambiente Morroni, al quale non sono sfuggiti gli aspetti politici dell’iniziativa. Sarà infatti necessario premere sul Governo per evitare l’approvazione del progetto suddetto e perché emani a stretto giro i decreti per consentire alla Regioni di individuare le aree idonee/non idonee, in modo da evitare la proliferazione selvaggia di impianti a forte impatto ambientale sul territorio.