SCONFITTO IL REFERENDUM SBAGLIATO: Ora gli Amici della Terra chiedono politiche coerenti per l’efficienza energetica e le rinnovabili termiche
Roma, 18 aprile 2016. Monica Tommasi, presidente degli Amici della Terra ha commentato così la vittoria del NON Voto al Referendum NO Triv:
“I Consiglieri regionali che hanno indetto il referendum e le associazioni ambientaliste che hanno deciso di fiancheggiarli avevano tentato di rappresentare la battaglia perfetta: il Mare contro il Petrolio. Ma la grande maggioranza degli elettori italiani non si è lasciata imbrogliare da questa immagine tanto suggestiva quanto ipocrita e priva di fondamento.
Vademecum del Referendum
di Beniamino Bonardi
Se al referendum del 17 aprile dovesse vincere il "Sì", la conseguenza sarebbe una perdita di produzione progressiva, fino a raggiungere nel 2034 un valore complessivo di circa 9 miliardi di metri cubi di gas e circa 4 milioni di tonnellate di olio greggio. I volumi di gas e olio greggio non prodotti dovrebbero essere importati via gasdotto o nave. Conseguentemente alla cessazione della concessioni sarebbe necessario procedere alla dismissione di 90 piattaforme, pari ad oltre 2/3 del totale di quelle installate (68,7%) e alla chiusura mineraria di 484 pozzi (pari al 66,7% dei pozzi offshore e al 22,4% del numero totale di pozzi).
È questo il calcolo fatto dal ministero dello Sviluppo economico, che ha pubblicato alcune schede informative curate dalla Direzione generale per la sicurezza anche ambientale delle attività minerarie ed energetiche.
Comunicato stampa 1 Marzo 2016
Roma, 1 marzo 2016
Gli Amici della Terra si schierano contro il referendum sulle trivelle. La presidente Monica Tommasi illustra la posizione dell’associazione.
“Gli Amici della Terra sono una associazione ambientalista fra le più antiche in Italia e sono convinti sostenitori dell’uso dello strumento referendario. Nella loro storia hanno promosso, con successo o con esiti comunque molto positivi, referendum come quello sui controlli ambientali, quello contro il nucleare e quello contro la caccia.
Quando il non voto diventa un voto.
di Diego Gavagnin
pubblicato su IndustriaEnergia
Rinunciare all’estrazione del gas è veramente incomprensibile, roba che nel mondo si mettono a ridere, ci prendono per scemi e col cavolo che verranno ad investire ancora in un Paese di matti.
Come sa chi ha letto alcuni miei recenti commenti, ritengo che l’era del petrolio sia ormai finita e che prima se ne esce e meglio è. Così la scienza e le forze imprenditoriali possono concentrarsi sul nuovo, anziché esasperare la “raffinazione” del vecchio. Dopodiché se si ha la possibilità di estrarre e vendere del petrolio, finché ci sarà qualcuno che lo vuole ancora usare e gli è permesso, è sciocco non farlo. Ovviamente facendo tutto a regola d’arte e disponendo di adeguati controlli.
Ma non si può rinunciare al recupero di un bene se non ci si fida dei controllori. Non si indicono referendum, si migliorano verifiche e accertamenti.
Ecologia è Buongoverno. Non Demagogia
Gli Amici della Terra si oppongono a un referendum sbagliato e strumentale anche per affermare che “ecologia è buongoverno” contro un ambientalismo di comodo che preferisce nascondere i problemi dietro facili slogan anziché affrontarli.
Pro e contro il referendum sulle trivellazioni
Da "il POST" una spiegazione chiara sui pro e i contro del referendum del 17 aprile.
Per cosa andremo a votare il 17 aprile, spiegato bene: si parla degli impianti che esistono già – i nuovi sono vietati in ogni caso – e quelli per il Sì dicono che è un "voto politico"