Dieci anni di Titoli di efficienza energetica ovvero “Il tormento e l’estasi”

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di Raffaele Scialdoni per AgiEnergia

Nel 2014 il meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE), noti anche come “Certificati bianchi”, compie ufficialmente 10 anni, anche se, a dire il vero, i primi TEE sono stati emessi nel 2006.

Se guardiamo ai risultati ottenuti, riscontriamo numeri importanti: quasi 23,5 milioni di TEE sono stati emessi. Anche se un TEE equivale ad un TEP di energia primaria non consumata, il risparmio reale globale dal 2006 a oggi è stato pari a circa 17,6 milioni di TEP a causa dell’introduzione dal 2012 di un fattore moltiplicativo dei TEE – denominato TAU (τ) -  che tiene conto della differenza tra periodo di erogazione dei TEE stessi – 5 anni – e la durata di vita tecnica delle iniziative di risparmio energetico, spesso superiore a 10 anni.

Altri numeri: il 73% del risparmio è stato conseguito nel mondo industriale. Il controvalore economico medio dei TEE è pari a circa 104 €/TEE. Altro elemento interessante è che questo meccanismo è stato adottato per primo in Italia in base alla Direttiva UE n. 27 del 2012 (recepita il 30 giugno 2014 dallo Stato Italiano). Il meccanismo italiano dei TEE viene indicato come uno dei modelli da seguire in tutta l’Unione Europea (già lo è in alcuni Stati membri quali la Francia).

E’ quindi tutto positivo il quadro dei TEE? Vediamo. Tra i primi elementi “negativi” c’è proprio TAU  che, da un lato, obbliga ad una doppia contabilità (risparmio realmente conseguito e TEE emessi) e, dall’altro, espone il GSE (attuale Gestore del Sistema Elettrico insieme a RSE - Ricerca sul Sistema Energetico - e ad ENEA  - Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo economico sostenibile) al rischio di erogare TEE “anticipati” ad aziende che possono cessare la propria attività prima dei 5 anni. Altro elemento oggetto di attenzione è la disomogeneità di giudizio che spesso si verifica all’atto di presentazione delle richieste dei TEE (e non è certo di aiuto la paradossale emissione di tre linee guida da parte di GSE, ENEA e FIRE - Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia). Collegato a questo punto è il problema dei tempi di attesa per l’ottenimento dei TEE, spesso lunghi (anche perché interrotti da frequenti richieste di integrazione o chiarimenti). Il controvalore dei TEE, poi, come detto, pari a circa 104 €, non è sempre sufficiente per la redditività dell’investimento e la scarsezza di procedure “standard” di fatto allunga i tempi ed indirettamente i costi dell’iniziativa di risparmio energetico. Non c’è quindi da stupirsi se, a completare l’elenco delle “negatività”, ci sia l’ultimo dato sui TEE rilasciati nel giugno del 2014, che segna un “minimo storico” con soli 19.000 TEE emessi. Solo effetto stagionale (magari del caldo)? Forse, ma, a fronte di un meccanismo che ci ha visto primi in Europa e che ha dato finora risultati positivi, una riflessione ed una “revisione” che ne porti al potenziamento sembra quanto mai opportuna.

In ultimo, estendendo il campo all’insieme degli strumenti per il risparmio energetico, occorre fare attenzione a non cancellare con una mano ciò che si è fatto con l’altra: l’ultimo testo del governo relativo all’autoconsumo di elettricità e calore penalizza i settori industriali che hanno investito in efficienza energetica con impianti di cogenerazione ad alto rendimento, ma soprattutto scoraggia i futuri investimenti. Inoltre, gli incentivi erogati a vario titolo per l’efficienza energetica, sono stati dalle 10 alle 30 volte inferiori (per TEP di energia primaria prodotta o risparmiata) a quelli concessi a eolico e fotovoltaico. Con la differenza che gli incentivi per l’efficienza energetica non hanno arricchito nessuno, né sono stati oggetto di speculazione finanziaria.