Quell’emergenza prossima ventura

on .

STATO E PROSPETTIVE DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI A ROMA E NEL LAZIO

di Francesco Mauro

Sulla base di dati resi noti da ISPRA e ricorrendo, dove necessario, a della stime plausibili, viene ricostruito lo schema dei flussi di rifiuti nella regione Lazio, con particolare attenzione al caso di Roma. Viene poi schematizzato quale possa essere il flusso nella regione Lazio nel 2013 nell’ipotesi di una raccolta differenziata al 30%, in considerazione della non plausibilità di una percentuale superiore. Questo esercizio dimostra come, per evitare l’emergenza, sia necessario ricorrere  al complesso degli impianti necessari, compresi gli inceneritori e una volumetria adeguata di discarica.

D’ordine di Monsig.re Ill.mo
e R.mo Presid.te delle Strade
si proibisce a qualsivoglia persona
di gettare in q.sto sito
qualunque sorte di immondizie
sotto le pene di scudi XXV m.ta
oltre le pene
corporali comminate
nell’Editto di detto Monsig.re
Ill.mo e R.mo
Presid.te pubblicato
Li XXI marzo MDCCLVIII
Negli’Atti di Orsini
Not.o delle Strade

(Lapide, Via della Dogana Vecchia, Roma, 1758)

Secondo i più recenti dati resi noti dall’ISPRA (Rapporto sui rifiuti urbani, 2012), Il Lazio nel 2010 ha prodotto 3.430.631 tonnellate di rifiuti, che corrispondono a un valore pro-capite di 599 kg/anno.

Diversi elementi inducono a ritenere che tali valori possano rimanere sostanzialmente stabili nel prossimo triennio: nonostante un significativo incremento (3%) rispetto al 2009, la serie storica mostra che il dato relativo alla produzione si è mantenuto attorno alle 3.350.000 tonnellate/anno nel quadriennio 2006-2009, mentre il valore pro-capite è sceso dai 611 kg/a del 2006 ai 599 kg/a del 2010.

Il Lazio mostra così un dato non certo soddisfacente per quel che riguarda la raccolta differenziata, il 16,5% (percentuale inferiore a quella dell’Italia meridionale nel suo insieme). I dati della Provincia di Roma (2.653.895 tonnellate/anno la produzione, 17,6% la raccolta differenziata) e del Comune di Roma (1.826.039 tonnellate/anno, 21,1 % di raccolta differenziata) confermano la rilevanza relativa  della Capitale - o più precisamente, della grande area metropolitana di Roma - nel sistema regionale dei rifiuti e nelle sue problematiche. Il solo Comune di Roma produce più della metà dei rifiuti complessivi della Regione Lazio, anche se ciò è temperato da percentuali di raccolta differenziata superiori alla media regionale.

Passando a considerare gli impianti, nel 2010, nel Lazio risultavano operativi 12 impianti di compostaggio, che hanno trattato 222.654 tonnellate di rifiuti, tra frazione organica da raccolta differenziata, verde, fanghi ed altre frazioni. Inoltre, erano operativi 8 impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB); in questi ultimi, a fronte di una capacità autorizzata di 1.709.000 tonnellate/anno, sono state trattate circa 947.955 tonnellate di rifiuti (di cui 874.621 tonnellate costituite da rifiuti urbani indifferenziati).

Riguardo all’incenerimento, nella Regione sono presenti 4 impianti (2 a Colleferro, uno a Malagrotta, e uno a San Vittore nei pressi di Cassino) più uno in corso di realizzazione (Albano). Complessivamente, a fronte di una capacità di trattamento di circa 393.000 tonnellate/anno, i 4 impianti nel 2010 hanno trattato 277.342 tonnellate di rifiuti urbani sotto forma di CDR (combustibile derivato da rifiuti), producendo a loro volta una quantità di rifiuti (scorie, ceneri, rifiuti da abbattimento fumi, ecc.) dell’ordine del 20% del trattato, circa metà dei quali (stimabili quindi in 27.000 tonnellate) non pericolosi, destinati essenzialmente allo smaltimento in discariche per rifiuti non pericolosi.

L’ISPRA fornisce anche il dato regionale relativo allo smaltimento in discarica: 2.536.000 tonnellate nel 2010, ovvero il 74% del totale dei rifiuti prodotti. Una percentuale inferiore a quella della Bulgaria (accreditata da EUROSTAT al 98,4%) ma comunque simile a quella di alcuni paesi dell’Europa orientale (Ungheria, Slovacchia). La situazione impiantistica può essere così riassumibile: 11 discariche (distribuzione per provincia: 1 a Viterbo, 6 a Roma, 3 a Latina ed 1 a Frosinone).

Sulla base dei dati ISPRA, è possibile ricostruire uno schema semplificato dei flussi nella regione Lazio (2010) (Fig.1).

Figura 1: Schema dei flussi nella regione Lazio. Elaborazione in base a dati ISPRA (2010) (migliaia di tonnellate).

I numeri in rosso corrispondono a “dati certi” - o più esattamente “qualificati” - mentre quelli in grigio sono dati stimati e/o desumibili dalla ordinaria pratica operativa. Parte delle stesse linee di flusso sono “stimate”, non essendo note dai dati ISPRA. Ad esempio, sono stimati gli eventuali flussi di “ricicli interni” ed il destino dei vari flussi di scarti derivanti dal compostaggio e dai vari trattamenti cui sono sottoposti i rifiuti raccolti in modo differenziato per renderli idonei al riciclo.

Appare comunque evidente - in considerazione del fatto che, nelle sue linee essenziali (tipologia dei cicli tecnologici) lo schema è coerente con quanto previsto dai vari piani succedutesi dal 2000 in poi, nonché dal nuovo Piano Regionale del 2012 – che, anche qualora gli impianti esistenti (TMB ed inceneritori) funzionassero fino alla capacità di trattamento autorizzata, i numeri non cambierebbero in modo significativo. Di conseguenza, se l’obiettivo è di ottenere una drastica riduzione delle quantità smaltite in discarica, diventa necessario ricorrere al contemporaneo sviluppo della raccolta differenziata e dell’impiantistica di trattamento dell’indifferenziato (TMB e inceneritori).

E’ interessante notare in relazione alla criticità della capacità di incenerimento che, a fronte dell’ampliamento di San Vittore (205.400 tonnellate/anno) completato nel 2011, e della realizzazione ed entrata in funzione dell’impianto di incenerimento di Albano (prevista ottimisticamente per il 2014, con una capacità autorizzata di 160.000 tonnellate/anno),  nonché degli ampliamenti previsti per il “gassificatore” [1] di Malagrotta (ulteriori 182.500 tonnellate/anno), il Lazio potrebbe disporre a medio termine (3-5 anni) di una ulteriore capacità di combustione di CDR di 342.000  tonnellate/anno. Ciò significa che, con una potenzialità di incenerimento di (393.000 + 205.000 + 342.000) = 940.000 tonnellate/anno, il sistema di gestione dell’indifferenziato (TMB + inceneritori; resa in CDR circa il 32%) sarebbe in grado[2] di “assorbire” una quantità di indifferenziato pari a circa 2.970.000 tonnellate/anno, ovvero una quantità pari a quella attualmente prodotta, e costituente quasi l’85% del totale.

In sintesi, almeno a livello di previsioni/autorizzazioni, il sistema impiantistico laziale di gestione dell’indifferenziato appare in prospettiva addirittura sovradimensionato. Questo però non vuol dire che, sempre in prospettiva, la discarica possa rappresentare una destinazione “residuale” perché, come si vede dalla figura 1 circa la metà di quello che entra in un impianto di TMB (soprattutto di tipo “laziale”, ovvero un impianto per CDR basato sulla selezione meccanica) finisce poi necessariamente in discarica.

Come si configuri nel breve termine (2013) la situazione del Lazio e quindi, di riflesso, di Roma, non è difficile da schematizzare sulla base dei dati relativi al 2010. Per quanto possa essere aumentata la raccolta differenziata, non sussistono esperienze pregresse o segnali tali da permettere di ipotizzare un “cambio di passo”: a parte il 65% “di legge”, obiettivo verbale ma palesemente irraggiungibile nel breve termine, è poco credibile persino che, a fronte del 16,5% del 2010, l’anno in corso (il 2012) si chiuda con un “onesto” 35% (per inciso, tale era l’obiettivo che il Decreto Ronchi aveva fissato per il 2003). Si può assumere, invero con una buona dose di  ottimismo, di arrivare nel 2013 ad una raccolta differenziata al 30% a livello regionale. Assumiamo poi che la produzione rimanga la stessa del 2010 (la crisi finanziaria e economica in corso rende credibile tale eventualità). Ipotizziamo ancora che la capacità di trattamento (combustione del CDR) degli impianti esistenti, grazie all’ampliamento di San Vittore e ad uno “sforzo” degli impianti esistenti per il raggiungimento della capacità nominale/autorizzata, si attesti sulle (393.000 + 205.000 x 0,8) = 480.000 tonnellate/anno, corrispondenti a (875.000 : 277.000 = x : 480.000) = 1.516.000 tonnellate/anno di indifferenziato “trattato”[3].

Figura 2: Schema dei flussi nella regione Lazio al 2013 nell’ipotesi di una raccolta differenziata al 30% (migliaia di tonnellate).

Sulla base di quanto fin qui descritto, sia pur in modo approssimativo risulta che, anche continuando a non tener conto dei rifiuti non pericolosi originati dall’incenerimento, il fabbisogno di discariche dovrebbe a breve corrispondere allo spazio necessario ad una quantità dell’ordine delle 1.866.000 tonnellate/anno (Fig. 2).

Conti di questo genere vanno fatti a livello regionale. Affrontare il problema – per quel che concerne almeno inceneritori e discariche - a livello provinciale (sub-ATO Roma), può portare facilmente fuori strada. Ipotizzando tuttavia in via esemplificativa che la metà di queste 1.866.000 tonnellate (circa 900.000 tonnellate/anno) siano un problema strettamente “romano”, ciò verrebbe significare che, a seguito dell’esaurimento di Malagrotta, una eventuale nuova discarica dovrebbe avere una volumetria dell’ordine del 1,5 milioni di metri cubi solo per accomodare i rifiuti del 2013: un sito da 1,5 milioni di metri cubi sarebbe indubbiamente “transitorio” o più esattamente una discarica “apri e chiudi” e, nel corso dell’anno, ne dovrebbe essere approntata un’altra identica per l’anno successivo. 

Non è affatto chiara quale sia la volumetria tipica dei vari siti presi in considerazione in questi mesi, ma indubbiamente, per parlare di una “sostituzione” di Malagrotta che abbia un minimo di respiro strategico, è necessario che le volumetrie in gioco non siano inferiori a 5 milioni di metri cubi (in tal caso, una eventuale discarica durerebbe 3-4 anni se la situazione non si modifica, 6-8 anni se le cose cominciano a marciare nel verso giusto).

Qualche riscontro al ragionamento fin qui sviluppato può essere cercato nel nuovo Piano della Regione Lazio, recentemente approvato (Deliberazione del Consiglio Regionale 18 gennaio 2012, n.14, pubblicato sul BURL del 14 marzo 2012). Non è questa la sede per una analisi critica di ordine generale a tale documento. Peraltro, solo in una sua parte (paragrafi 10.7 e 10.8), denominata “Scenario di controllo”, vengono forniti dati e previsioni coerenti con la realtà fattuale. Secondo tale scenario, fondato sull’ipotesi di una crescita limitata della raccolta differenziata (16,6 % nel 2011, 20% nel 2014, 24% nel 2017) ma di un significativo incremento delle quantità trattate negli impianti TMB (1.825.000 tonnellate/anno nel 2011, 2.730.00 nel 2014) e incenerite (648.000 tonnellate/anno nel 2011, 1.005.000 nel 2014), si arriva alla stima di un fabbisogno di discarica rispettivamente per 1.731.000 e 1.060.000 tonnellate/anno[4], nonché ad una previsione del relativo deficit di volumetrie, sintetizzato nelle seguenti tabelle, corrispondenti a due ipotesi di evoluzione della capacità effettiva di trattamento del sistema TMB-inceneritori.

Tabella 1. Scenario di controllo. Volumetrie disponibili discariche (mc). Periodo 2011-2017

Volumetrie disponibili (mc)

Anni

Totale

2011

3.139.198

2012

1.143.606

2013

-828.423

2014

-2.395.720

2015

-3.881937

2016

-5.370.119

2017

-6.859.956

Fonte: Piano Regionale Lazio 2012

Tabella 2. Scenario di controllo. Volumetrie disponibili discariche (mc). Periodo 2011-2017

Volumetrie disponibili (mc)
Anni Totale
2011 3.195.143
2012 1.263.445
2013 -642.929
2014 -1.860.292
2015 -2.976.073
2016 -4.091.763
2017 -5.207.218

Fonte: Piano Regionale Lazio 2012

Si può vedere quindi come lo stesso Piano Regionale ipotizzi un fabbisogno di discariche al 2013 assai simile a quello che si è stimato in precedenza sulla base dei dati ISPRA, confermando peraltro l’esistenza di un deficit (e quindi di una potenziale emergenza rifiuti) proprio a partire dal 2013.

Le considerazioni fin qui sviluppate permettono, al di là della contingenza connessa alla chiusura di Malagrotta (prorogata per l’ennesima volta al 31.12.2012), alla ricerca di un sito alternativo “provvisorio” ed alla sua gestione mediatica, di avere una sufficiente chiarezza relativamente alla situazione dei rifiuti urbani nel Lazio e, conseguentemente, a Roma. E’ del tutto evidente che siamo di fronte ad una emergenza più che annunciata (se ne parla almeno dal 1992), rispetto alla quale peraltro quasi un decennio di commissariamento non ha assolutamente risolto la situazione, nonostante una serie di realizzazioni impiantistiche di un certo rilievo. Altrettanto evidente è che non si può continuare a ragionare di Piani e fabbisogni impiantistici basati su percentuali di raccolta differenziata del 65%, obiettivo non credibile nel breve termine partendo dai valori attuali: l’esperienza insegna infatti come il raggiungimento di percentuali inferiori, dell’ordine del 50%, comporti comunque un percorso di anni, soprattutto laddove si abbia a che fare con grandi realtà metropolitane (la Provincia di Milano ha raggiunto il 45,6% nel 2010 ma il dato a livello di Comune è del 33,8% a fronte di un 31,4% del 2006). E’ sicuramente auspicabile che nel 2014 la raccolta differenziata a livello di Regione Lazio vada ben oltre il 20% ipotizzato nel citato “Scenario di controllo” (e, soprattutto, del 24% ipotizzato nel 2017), ma appare poco credibile che si possa superare in un biennio quota 30%.

In tale quadro, l’insieme impiantistico TMB-inceneritori delineato dal Piano (e assunto a riferimento dallo scenario di controllo) risulterebbe sostanzialmente adeguato, purché, naturalmente, vengano adottate tutte le misure necessarie per raggiungere effettivamente la capacità di trattamento prevista. Anche in tale eventualità, tuttavia, permane un consistente fabbisogno di discariche, ovvero di nuove discariche e/o ampliamento delle esistenti, che non può essere ulteriormente eluso. L’idea di continuare a ricorrere a delle discariche può non piacere, ma va detto chiaramente che esse sono necessarie anche qualora si raggiunga il fatidico 65% di raccolta differenziata, soprattutto nel caso in cui, come nel Lazio, si sia orientati verso il sistema TMB-CDR anziché, come avviene nel resto d’Europa e nella stessa Italia settentrionale, verso la combustione del rifiuto tal quale.

In conclusione, parlare della chiusura delle discariche e magari anche di una rinuncia all’utilizzazione degli inceneritori è una parola d’ordine che non ha senso alla luce dei fatti. Altra cosa è mirare ad abolire il conferimento in discarica di rifiuti non trattati. Per evitare una reale emergenza, occorre realizzare l’insieme degli impianti previsti, compresi gli inceneritori e una volumetria adeguata di discarica. A meno che non si voglia ricorrere all’esportazione di rifiuti in altre regioni italiane o all’estero. Il che non avrebbe senso dal punto di vista economico (per i costi addizionali di trasporto e conferimento), etico, ambientale, energetico e sociale.


[1] impianto simile ad un inceneritore in cui i rifiuti vengono trasformati, mediante riscaldamento in presenza di ridotte quantità di ossigeno, in combustibili gassosi.
[2] In realtà non vanno considerate le quantità autorizzate o la capacità nominale dell’impianto ma la capacità media annua di trattamento, che è grosso modo l’80% del primo valore.
[3] Tale valore è congruente con la capacità di trattamento degli 8 TMB esistenti; 1.709.000 tonnellate/anno di rifiuti indifferenziati danno origine a circa 547.000 tonnellate/anno di CDR.
[4] E’ doveroso e corretto evidenziare come gli schemi relativi ai flussi riportati nello scenario di controllo non contabilizzino tra le quantità destinate alle discariche i rifiuti (scarti) originati dal compostaggio e dai trattamenti pre-riciclo, cosa che invece è considerata in tutti i Piani regionali di recente elaborazione. La discrasia appare evidente confrontando lo scenario di controllo al 2011 (fabbisogno di discariche 1.731.00 tonnellate/anno) con i dati ISPRA relativi al 2010, secondo i quali i rifiuti smaltiti nelle discariche per rifiuti non pericolosi del Lazio ammontavano a 2.536.000 tonnellate.